La menopausa è una fase della vita della donna che, troppo spesso, viene vista con estremo timore, mettendo semplicemente in primo piano la paura, e non considerando, invece, la necessità di adattare il proprio stile di vita.
Riflettere in merito vuol dire informarsi anche sulle caratteristiche della terapia ormonale sostitutiva (TOS), il protocollo farmacologico che, come dice il suo stesso nome, viene chiamato in causa per sopperire agli effetti della riduzione della sintesi di ormoni estrogeni da parte del corpo della donna.
Per motivi chiari a tutti, non rappresenta un approccio terapeutico standard. La scelta dei farmaci, infatti, va personalizzata sulla base della situazione endocrinologica della singola donna e della necessità di prevenire o meno determinati disturbi.
Quando proporla?
La medicina fornisce indicazioni specifiche su quando proporre la terapia ormonale sostitutiva. Se possibile, andrebbe somministrata entro i 60 anni ed entro il primo anno dall’ultimo flusso mestruale. La TOS va iniziata entro i primi dieci anni dall’inizio della fase della menopausa.
Prima di prescrivere i farmaci e dell’inizio della loro assunzione da parte della paziente, il medico è tenuto a effettuare una scrupolosa valutazione delle condizioni della donna, in modo da riscontrare, quando presenti, eventuali controindicazioni.
Cruciale a tal proposito è la prima visita, nel corso della quale il medico si informa sulla storia clinica della donna, documentandosi, per esempio, sull’eventuale ricorso, in passato, a farmaci ormonali come la pillola contraccettiva.
Essenziale è anche soffermarsi sull’anamnesi familiare. In questo modo, è possibile ricavare informazioni su casi di tumore che possono, in specifiche situazione, rendere il ricorso alla TOS controindicato.
Chiarita questa doverosa premessa, ricordiamo che la terapia ormonale sostitutiva è indicata per attenuare fastidi tipici della menopausa come le vampate, la secchezza vaginale, il dolore durante i rapporti sessuali, l’incontinenza urinaria.
Una volta definito il piano terapeutico, si procede poi con l’assunzione dei farmaci e con la prescrizione, da parte dello specialista, di controlli ginecologici a cadenza annuale.
La terapia ormonale sostitutiva riduce il rischio cardiovascolare?
Sono tantissime le donne che, avvicinandosi alla menopausa, si chiedono se la terapia ormonale sostitutiva intervenga, riducendolo, su uno dei principali rischi per la salute in menopausa, ossia quello cardiovascolare.
I dati della letteratura medica non forniscono dati univoci in merito. Ci sono studi che parlano addirittura di un aumento, motivo in più per procedere, come accennato nelle righe precedenti, valutando bene le eventuali controindicazioni.
La preoccupazione in merito è legata al fatto che, in menopausa, si nota spesso un incremento dei valori della pressione arteriosa (per approfondire e scoprire, per esempio, come migliorare la situazione con l’alimentazione, consulta l’articolo sulla menopausa e pressione alta).
Sulle cause, è aperto il dibattito. C’è chi parla, come in tanti altri aspetti legati alla menopausa, di influenza dei cambiamenti ormonali e chi, invece, chiama in causa l’aumento di peso.
Di certo c’è che, se si esagera con l’incremento ponderale, il rischio di problematiche a livello cardiovascolare è consistente. Visto quanto affermato poco fa sulla terapia ormonale, l’orientamento degli specialisti è chiaro: per tenere sotto controllo la pressione in menopausa, è importante lavorare sull’equilibrio del peso corporeo.
Attività fisica a basso impatto – camminata veloce, yoga, pilates sono alcune delle discipline che si possono prendere in considerazione – addio alle sigarette, dieta ricca di verdure, carboidrati complessi di origine integrale, proteine ad alto valore biologico, fonti di fitoestrogeni: ecco alcuni dei principali accorgimenti che si possono adottare per evitare problemi di peso in menopausa.
Quali farmaci si utilizzano?
Concludiamo facendo un veloce punto sui farmaci che si utilizzano nella terapia ormonale sostitutiva. Si va dai farmaci in compresse, ai cerotti transdermici, fino ai mix tra medicinali a base di estrogeni e progesterone, consigliati, in generale, alle donne che non sono state sottoposte a isterectomia.